Sapevate che la Calabria ospita la più alta densità di comunità Ärbëreshë?!
Sì, ma che vor dì sta parola?!
Con questa parola si indicano gli Italo-albanesi presenti qui in Italia, discendenti dalle immigrazioni avvenute dall’Albania tra il ‘400 e il ‘700 per sfuggire all’impero bizantino dei turchi-ottomani. Si tratta di una delle minoranze etnico-linguistiche meglio conservate in tutta Italia. Ma non si trovano solo in Calabria, ci sono alcune comunità anche in Basilicata, Puglia, Molise e Sicilia.
La maggior parte dei paesini italo-albanesi si trovano in provincia di Cosenza e in molti di loro si praticano ancora lingua, rito religioso (mia nonna si è sposata con il rito greco-ortodosso!), usi e tradizioni tipici Ärbëreshë. Sono circa 33 tra cui:
- Civita
- San Demetrio Corone
- Macchia albanese
- Spezzano Albanese
- Santa Sofia d’Epiro
- Vaccarizzo Albanese
Dal 2020 la cultura e i riti Ärbëreshë d’Italia, sono candidati alla lista di Patrimoni orali e immateriali dell’umanità UNESCO. Io la trovo una cosa davvero affascinante, ma sono di parte perché l’ho vissuta in prima persona. Se volete leggere di più riguardo la storia della guerra in Albania e relativa migrazione vi lascio l’articolo di wikipedia.
E’ un articolo che vorrei aggiornare col tempo, perché molti dei paesini citati sopra li conosco poiché vicini al mio San Demetrio ma non li ho ancora visitati. Al momento perciò vi parlerò di Civita e San Demetrio Corone.
Civita è un borgo che dovete assolutamente vedere, nominato tra i Borghi più belli d’Italia. Si trova nel cuore del parco Nazionale del Pollino, incastonato nel canyon scavato dal Raganello. Il nome albanese Çifti significherebbe “nido d’aquila” ad indicare la posizione del borgo nascosto tra le rocce alla vista dei predoni saraceni e turchi.
Tipicità di questo borgo sono le Case Kodra, delle case dall’aspetto antropomorfo, chiamate così in ricordo di un pittore albanese naturalizzato italiano, Ibrahim Kodra, di fama internazionale.
Ce ne sono solo 6 e non è neanche facile scovarle! Vi consiglio di munirvi di mappa del borgo all’info point per scovarle tutte😜 . Puntate gli occhi in alto ogni tanto, perché altra particolarità di questo borgo sono i comignoli, più o meno elaborati ad indicare lo status sociale delle famiglie. Ogni comignolo è diverso dall’altro e hanno diversi nomi.



A Civita c’è la possibilità di visitare il ponte del Diavolo e fare il bagno nelle Gole del Raganello. C’è una leggenda legata a questo ponte, la conoscete?! Ve la racconto lo stesso…
Un proprietario terriero chiese al Diavolo di edificare un ponte sul fiume in cambio dell’anima del primo essere vivente che lo avesse attraversato. Il diavolo non se lo fece ripetere due volte e il giorno dopo il ponte era già pronto. Ma l’uomo, furbescamente fece attraversare il ponte a una pecora, perciò quando il diavolo se ne accorse, maledisse il ponte e cercò di distruggerlo senza riuscirci, poiché era stato costruito troppo bene.
Purtroppo non è possibile fare canyoning nella parte alta delle gole, in quanto tre anni fa ci fu un’alluvione che provocò morti e feriti. La parte bassa invece è perfettamente balneabile, perciò portatevi scarpette da scoglio, crema solare e costume!


A Civita non potevo non assaggiare la cucina Arbëreshë! Sono diversi i ristoranti di cucina italo-albanese, ma il Ristorante Kamastra è il più rinomato. Abbiamo capito subito il perché 😆
Piatti abbondanti, prodotti freschi, personale giovane e un proprietario squisito pronto a consigliarvi sui piatti. Inutile dire che la sera non siamo riusciti a cenare!
Trovandosi così in alto Civita, nel Parco Nazionale del Pollino, gode di una splendida vista sul mar jonio e le montagne dietro di essa. Ovviamente, se decideste di rimanere qualche giorno in più, vi consiglio vivamente di fare qualche escursione nel parco. Vi lascio il profilo di Stefano Saetta, guida ambientale ed escursionistica nel parco del Pollino.

Se volete conoscere meglio le tradizioni Ärbëreshë potete visitare il museo etnico oppure, se capitate il martedì di pasqua, potrete assistere alle Vallje, la danza popolare con i vestiti tipici degli albanesi Dukagini e della regione del Kosovo, per ricordare la vittoria di Giorgio kastriota Skandenberg contro i turchi.
San Demetrio Corone (Shën Mitri) è tra i centri culturali più importanti italo-albanesi, che conserva tutt’ora lingua, rito bizantino cultura e tradizioni dell’epoca. Si trova sempre in provincia di Cosenza a un’oretta di macchina da Civita, tra la piana di Sibari e la PreSila (il secondo parco nazionale calabrese).
Il suo territorio ricade nell’area di produzione di Olio extravergine di Oliva Bruzio DOP colline joniche presilane. Inoltre qui si trova la filiera Madeo, importante centro di produzione di carne e salumi di Calabria, prodotti secondo la tradizione calabrese.
Ma perché è così famoso sto paesino?! Perché è sede del collegio italo-albanese di sant’Adriano. Inizialmente costruito per volere di Clemente VII a San Benedetto Ullano, fu poi spostato a San Demetrio nel 1794 per volere del vescovo Francesco Bullari. Il collegio divenne un importante organismo culturale degli albanesi d’Italia, nonché il primo istituto di formazione culturale in Calabria. Attaccato al collegio si trova l’omonima chiesa, in stile romanico, con all’interno elementi pittorici bizantini.
Altra chiesa da non perdere è la chiesa di San Demetrio Megalomartire, facente parte della diocesi di rito greco-bizantino di Lungro (altro paesino Ärbëreshë). La sua struttura originaria barocca è stata riadattata allo stile greco-bizantino.

Ci sono diverse tradizioni in questo paesino:
- Il secondo sabato di agosto San Demetrio ospita il festival della canzone Ärbëreshë, a cui partecipano moltissimi gruppi emergenti di musica italo-albanese.
- Il 26 agosto si festeggia Sant’Adriano, con tre giorni di festa in cui vengono messe le cosiddette “barracche”, dove poter mangiare, bere e giocare a qualche giostra.
- Il 26 ottobre si festeggia il Santo protettore, San Demetrio, anche qui con 3 giorni di fiera. La tradizione vuole che dalla porta della chiesa esca un cavallo di cartapesta sorretto da due persone che girano di casa in casa portando messaggi augurali e di buon auspicio, in cambio di soldi, vino o altro.
- A Carnevale alcuni ragazzi si travestono dai Diavoli di San Demetrio (maschere carnascialesche costituite da corna taurine e pelli di capra) e girano per il paese facendo un gran fracasso con i campanacci. All’epoca entravano nelle case facendo razzie di salumi e vino, soprattutto nella serata del martedì grasso. I diavoli “sparivano” il mercoledì delle ceneri, dove si celebrava il funerale di “Zu Nicola”, che portava via tutti i mali.
- Il giorno dei morti: si banchetta sulle tombe dei propri defunti con allegria, perché i defunti non desiderano che i vivi restino tristi per colpa loro.
Io sono di parte, sono cresciuta in questo paesino che amo alla follia anche se non è niente di che e potrebbe fare molto di più per ritornare in auge, specialmente per i giovani. Però l’aria, la luce e la vista che c’è in questo paese per me è impagabile.

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